Arriva la traduzione simultanea
La tecnologia diventa sempre più social. Smentendo chi, solo pochi anni fa, accusava l’hi-tech di solipsismo e di essersi messo al servizio della pedagogia nera. «Isolerà in un mondo effimero, quello dei bit, le nuove generazioni», sbraitavano gli apocalittici. Facebook e compagni hanno smentito i gufi e anche se non mancano le ombre e molte sono le cose da cambiare e armonizzare, i social network hanno contribuito ad allargare gli spazi offrendo, anche al Terzo settore, occasioni straordinarie. Adesso ecco un altro balzo quantico: quello dei traduttori vocali simultanei. Ovvero software (ma anche hardware) che traducono in tempo reale un discorso in decine di idiomi. E addirittura un videotelefono. “Pronto”, in tutte le lingue del mondo, insomma.
Non è solo una diavoleria algoritmica, stavolta. I traduttori istantanei vocali, come Voice to Voice, Lyngo, Voice Translator Pro, tanto per fare alcuni nomi delle tantissime offerte spesso gratuite, aiutano a comunicare con il mondo, a farci capire e, inevitabilmente, ad abbattere le barriere della diffidenza o peggio della xenofobia. E funzionano anche con gli smartphone e i tablet. Sul successo della traduzione vocale simultanea ha puntato anche Microsoft. Che ha appena lanciato Skype Translator, software che promette video-telefonate tradotte in decine di lingue in frammenti di secondo, sia con la voce che con i sottotitoli. Il colosso di Redmond ha annunciato il nuovo software a sorpresa durante la Code Conference di San Francisco, mostrando, agli entusiasti spettatori, un esempio di videotelefonia in inglese-tedesco e tedesco-inglese. Ma anche Google sta lavorando a un super traduttore universale.
Skype-Translator diventerà un traduttore universale, perché più o meno tutte le lingue del modo possono essere comprese dai complicati algoritmi del software. Ed entrerà, in futuro, in dispositivi miniaturizzati da portare in ogni luogo, minuscole auricolari che ci garantiranno di parlare arabo, cinese, russo, tedesco, coreano, indiano e persino utilizzare lingue non parlate da millenni.
E’ una buona notizia. Un marchingegno simile lo usava anche il comandante James T. Kirk in Star Trek e gli appassionati di fantascienza se lo sono sentito raccontare in migliaia di romanzi. Il super traduttore di bit potrebbe aiutarci tanto, ma dovrà essere utilizzato nel modo migliore. Una raffica di offese tradotte alla perfezione possono essere peggio della Torre di Babele.